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Anna, infermiera volontaria in Africa – Intervista di Gianpiero Dèlmati

Anna, infermiera volontaria in Africa

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Abbiamo incontrato Anna Bernardi, alla quale abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza di 2 anni volontaria in Africa, nel ex Congo Belga.

ANNA BERNARDI

– Sig. ra Anna in quali anni si è recata in Africa e dove ?
“ Nel 1983 in Benin, in Zaire (ora Repubblica del Congo) , nel 1994.
– Precisamente…
“ A Wansokou (Benin) e nelle vicinanze di Goma (Zaire).
– Con quali associazioni umanitarie ?
“ A Wansokou con ‘Mani Tese’ ed a Goma, con ‘ Cooperazione Internazionale’.
– Quanti anni aveva quando è partita per il Continente africano?
“ Avevo compiuto 22 anni.”
– Lei è infermiera, quando ha conseguito il diploma?
“ Nel 1980, presso una importante struttura ospedaliera di Milano”;
poi ho seguito un corso di francese a Parigi, ed uno per le malattie tropicali per circa tre settimane. In seguito sono partita per l’Africa da Roma.”
– Ha dovuto fare dei vaccini?
“ Certo. Quelli per la febbre Gialla e Antimalarica”.
– Qual è stata la motivazione, la spinta per tale scelta?
“ Avevo una “spinta interiore” che motivava a fare qualcosa indirizzata verso gli altri, qualcosa di utile per i più poveri dei poveri; di chi ne avesse bisogno, di chi soffre ai margini della società e non ha nulla. Faccio un esempio: gli Abitanti di Wansokou erano circa 900 divisi in tre etnie, ognuna con una propria lingua differente. Le abitazioni erano costituite in fango a forma circolare, con il tetto di paglia. Alcune erano poste in cerchio, legate fra loro da un muretto alto circa 3 metri, così da formare un cortile chiuso sul quale si affacciano diverse capanne. Al piano terra si ospitavano gli animali, mentre al piano superiore  era ad uso abitazione.”

Queste etnie che cosa coltivavano?

“Principalmente miglio, igname (grossa patata), poche arachidi, poco mais  e pochissima verdura. Qualche animale come capre, maiali, galline e faraone… qualche mucca. Rilevante la carenza d’acqua. A questo proposito, ‘ Mani tese‘ si adoperò per la costruzione di un pozzo in luogo.”

– Ritengo che vivere in quei luoghi a quelle condizioni, non sia molto agevole, ci vuole uno spirito di adattamento notevole …

Sì, certamente. A tale proposito ricordo che alcune volontarie e volontari, trovatisi in situazioni particolari, hanno abbandonato e sono ritornati in Italia.”

– Quale accoglienza hanno dimostrato gli autoctoni nei confronti del gruppo dei volontari?

“ Siamo arrivati a mezzo di un camion da Cotonou dopo circa 600 km di strada e una decina di ore di viaggio. Siamo stati accolti da un gruppo di persone che, comunque, erano già abituate ad un certo andare e venire da parte di visitatori e volontari extra Continente… quindi ad una certa routine…

– In che tipo di struttura operava il vostro ‘ presidio’ sanitario?

“Una struttura solida, capiente, con ambulatorio e un locale con possibilità di magazzino per medicinali…”

– Avevate una struttura adibita ad alloggio?

“ Sì, c’era una struttura, ubicata a breve distanza, con stanze singole, al fine di preservare la privaci di ognuno. In alcuni casi c’era la possibilità di letti per le coppie di congiunti o parenti stretti.”

C’era una scadenza programmata per i rifornimenti in generale, compreso derrate alimentari ?

“ Circa una volta il mese, l’approvvigionamento che serviva allo staff, compreso medicine antimalariche , veniva fatto a livello personale ed economico, recandoci ad Natitingou, una località  a circa un’ora di macchina.”Per altro materiale, periodicamente arrivavano “rifornimenti” dalle associazioni citate sopra.”

– Ricorda qualche personale intervento in una situazione urgente?

 “ Mi sono venuti a chiamare d’urgenza alle tre di notte per assistenza al parto di una ragazza non vedente. Dopo la nascita (sofferta)di una bella bambina, la madre mi disse che, come ringraziamento del mio intervento, l’avrebbe chiamata con il mio nome…”

Cosa è rimasto in lei di questa “avventura’”?
“ Per me è stata una grande esperienza di vita; voglio ringraziare “Mani Tese” e Cooperazione Internazionale , Associazioni che mi hanno concesso queste opportunità. Auspico che i giovani possano abbracciare un tale sentimento verso il prossimo, al fine di donare disponibilità, tempo ed amore per una causa umanitaria.

* Oggi Anna vive a Milano, sua città natale, sposata e con una famiglia composta da
marito e tre figli. E si prodiga sempre per l’aiuto al prossimo.

Gianpiero Dèlmati

 – FOTO DI:  ANNA BERNARDI –

 

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Commenti (2)

  1. Anna ha detto:

    Un grande ringraziamento al giornalista Delmati, per la pazienza con la quale mi ha intervistato, ricomponendo i ricordi ormai datati ma ancora vivi nella mia memoria.
    Anna Bernardi

    • Gianpiero Delmati ha detto:

      Cara Anna, è stato un piacere intervistala, nei suoi ricordi così nitidi anche dopo tanti anni, ho scorto in Lei ancora un certo sentimento dettato dal cuore. E’ stata una bella “esperienza” Anche per me.
      Grazie. Cordiali saluti.

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