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E’ stato come quell’acqua che evapora a mezzo cielo – racconto di Angela Battaglia

E-mail: E’ STATO COME QUELL’ACQUA CHE EVAPORA A MEZZO CIELO

Racconto di Angela Battaglia

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Un sentimento nuovo nato in un momento opportuno. Quante emozioni! E quel battito all’improvviso dopo un messaggio WhatsApp mi indicava che sì, mi ero innamorata.

Attrazione fisica e sentimentale. Ore dolci e sensuali all’interno di una nostra stanzetta accogliente, discreta e riservata. Ed era il mondo di uno che entrava nel mio. E di quel mondo volevo conoscere ogni cosa. E la conoscevo. Benevolenza, propensione, desiderio di belle cose come regali a lui dalla vita incominciavano ad essere mie gioie. Le preoccupazioni, sue, diventavano anche le mie.

E allora avevo incominciato a desiderare una corsa in macchina, insieme, per raggiungere e fermarsi a guardare, al buio, il Ticino che scorreva tranquillo. E in estate, a desiderare una vacanza al mare per stare insieme seduti sulla sabbia. O un cinema a Milano.

Ma è stato bello. Un sentimento di amore intenso e nuovo: uno verso l’altra; di intimità mai provate prima.

Poteva durare. Ed è durato a lungo tanti anni. Una confidenza reciproca. Una sincerità assoluta. Ma poi succede che le confidenze diventano parziali. Ma poi succede che la sincerità, dovendo nascondere, non è più assoluta. Ma poi succede che chi pranza al ristorante non ha più voglia di pranzare una seconda volta. Proprio come era successo al cocchiere mastro Luigi, marito di Angeluzza, che aveva incominciato a frequentare la cuoca di un Hotel e quando tornava a casa, dopo aver mangiato i pranzi dell’hotel, criticava le pietanze preparate dalla moglie e, non solo non le mangiava, ma, immagino, per sentirsi a posto con la propria coscienza, trattava male la moglie, rimproverandola, e facendola stare male. Per le melanzane, se ripiene, avrebbero dovuto avere il ripieno di cane per poter essere mangiate, eccetera eccetera. Da bambina volevo bene a zia Angeluzza, donna dolce coi capelli neri ordinati e raccolti a treccia intorno al capo, ricamatrice di centrini e dipendente in una azienda che lavorava le arance e dove io, sempre da bambina, passando per andare alla nostra vigna di Via Monacelli mi fermavo alcuni minuti ad osservare affascinata, attraverso una finestrella, le arance che scorrevano saltellando su un nastro meccanico. Zia Angeluzza non era mia zia, ma a lei, vicina di casa, mia madre mi affidava ogni tanto quando le necessitava, mandandomi a dirle: “Zia Angeluzza, mia mamma mi ha detto di darmi un po’ di intrattenimento”. E allora Angeluzza, nella sua casa graziosa coi centrini sul tavolo che osservavo ricamati, e mi piacevano e sognavo di impararli a fare, e le piantine sul balcone che guardavo con ammirazione e desiderosa di conoscere ne chiedevo i nomi, per una mezzoretta circa mi raccontava le favole. Poi tornavo a casa mia. Un po’ triste, perché da casa mia, che era adiacente a quella di Angeluzza, subito dopo al rientro del marito Luigi, si sentiva che la sgridava: aveva mangiato all’hotel il pranzo offerto dalla cuoca dell’hotel e non gradiva, da sazio, il suo pranzo di casa.

Ecco perché quando una relazione traballa si dice cherchez  la femme o cherchez l’homme: i terzi incomodi.

Fine della mail.

30 Marzo 2024

La fantasia attinge dalla realtà per dare veridicità al Racconto. Fatti, luoghi e persone, sono frutto di fantasia.

Angela Battaglia

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