Oggi a Milano presentazione libro di giornalismo LA SCUOLA DEI GRANDI MAESTRI
FEDERAZIONE ITALIANA CIRCOLI CALABRESI
Via Broletto 14 – 20151 Milano
Il Presidente
Milano, 02/05/2014
Carissimi Presidenti,
come anticipato precedentemente, la Federazione, assieme al Comitato Amici di San Francesco di Paola, è lieta di invitarVi per
sabato 10 maggio alle ore 16.00
nella sala della Chiesa di San Francesco di Paola in via Montenapoleone n. 22 a Milano.
a un evento culturale d’eccezione: la presentazione del libro di
Peppino Gallizzi: “LA SCUOLA DEI GRANDI MAESTRI”;
Un grande calabrese ha realizzato un gioiello di espressione giornalistica: la deontologia professionale mantiene sempre le sue regole.
Introduce la giornalista Angela Battaglia, Presidente Collegio Revisori Ordine Giornalisti della Lombardia
Vi invito a partecipare alla manifestazione di completa calabresità e ad estendere lo stesso invito ai vostri iscritti, amici e conoscenti.
Con affetto,
Italo Richichi
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RECENSIONE LIBRO "I GRANDI MAESTRI DEL GIORNALISMO"
Oggi 10 maggio 2014, alle ore 16, la presentazione in Via Monte Napoleane a Milano
Edito dal Centro Documentazione Giornalistica di Roma è reperibile nelle librerie italiane il volume di 200 pagine con un'appendice fotografica “ La scuola dei grandi maestri “; un moderno, ricco e pratico manuale di giornalismo.
Partendo dagli insegnamenti di Calvino, Ottone, Montanelli, Barzini jr, Biagi, Mieli, Ostellino, Stille, il cronista Giuseppe Gallizzi, coadiuvato da Vincenzo Sardelli, ricostruisce la storia del giornalismo italiano. E lo fa da un osservatorio privilegiato, quello del Corriere della Sera, dove Gallizzi ha lavorato per 35 anni, prima come corrispondente da Sesto San Giovanni, poi redattore in cronaca, caposervizio, inviato, caporedattore della Lombardia e caporedattore centrale.
Viviamo in un momento di profondi cambiamenti che interessano i giornali e il mondo del giornalismo. Questo libro prova a offrire elementi di riflessione su una professione, quella del giornalista, che non rinuncia a gambe, cuore e cervello. E qualche volta anche a un po’ di fortuna.
Adesso il giornalismo è cambiato e si avvia a svolte più radicali. Le regole d’accesso alla professione prevedono lo studio, l’università. Ma il modo di dare la notizia, e prima ancora il modo di procacciarsela, è lo stesso di sempre. Le cinque W, e prima ancora i cinque sensi. Recarsi di persona sul fatto. Ascoltare, prima di parlare. Perché il buon Dio, diceva Talete, ci ha dato due orecchie e una bocca, perché impariamo ad ascoltare il doppio di quanto parliamo. Dalla teoria alla pratica, partendo dalle basi. Sulla scia della grande generazione del giornalismo: quella che univa il fiuto da segugio del cronista alla cultura dell’intellettuale, e inquadrava il dettaglio nell’orizzonte della realtà. Intelligenza e istinto facevano da guida per capire cosa poteva interessare il lettore. Era alto il rispetto per il lettore, il vero datore di lavoro. C’era umiltà. E il cronista sentiva sempre l’obbligo di verificare di persona.
“ Il cronista Peppino Gallizzi – come ama ricordare Vittorio Feltri – ha costruito la fortuna con le proprie mani e la propria testa e, direi, perfino con i piedi. All’epoca infatti a un cronista si richiedevano doti podistiche. Il cacciatore di notizie doveva “scarpinare” per procurarsene. Spesso, per precipitarsi, in anticipo sulla concorrenza, nei luoghi dei fatti, il reporter era costretto a sgambare. A Gallizzi non mancavano buoni garretti e seppe usarli al meglio. Fu promosso sul campo corrispondente del Corriere da Sesto San Giovanni, nota come la Stalingrado lombarda. Per uno che cominciava, non era poco potersi mettere alla prova scrivendo articoletti sul maggiore quotidiano italiano. L’irresistibile ascesa del ragazzo calabrese, perfettamente inserito nella Milano del boom economico, non era finita. Lui non si adagiò nell’ovatta rassicurante del posto fisso. Non per smania di carriera, ma per la passionaccia che contraddistingue i cronisti di razza, continuò ad esercitare la sua specialità. Scovare e valorizzare notizie, linfa vitale di qualsiasi giornale, da quello di provincia a quello internazionale”.
Quel giornalismo si definiva mestiere, c’erano i maestri, senza pretendere di insegnare niente a nessuno. C’era qualcosa da imparare “ a bottega”, al “ banco degli attrezzi “ del più anziano giornalista-artigiano. (Centro Documentazione Giornalistica, pag 208, Euro 16.00)